Attacchi di Panico: perchè le donne sono le più colpite

Gli attacchi di panico sono momenti di paura intensa o disagio, durante i quali si sviluppano dei sintomi che in pochi minuti portano a una vera e propria esplosione emotiva fatta di terrore e di angoscia.

Questi possono presentarsi con cadenza sempre più frequente nella vita della persona colpita che, vive in modo fasullo, cerca di andare avanti per quieto vivere reprimendo completamente i suoi istinti e la sua energia vitale.

Una persona che soffre di attacchi di panico passa la maggior parte del tempo a reprimere tutto ciò che potrebbe provocare l’ennesimo episodio.

Su alcuni portali di psicologia, come www.psicologi-italia.it, vi sono molti articoli dedicati alla tematica in cui si affrontano le ragioni che portano alla comparsa di questi episodi e come riconoscerli in base ai sintomi.

Per molte ragioni, in particolare storiche e culturali, a soffrire maggiormente di attacchi di panico sono le donne che tendono a reprimere di più il proprio istinto e alcune sfaccettature della propria personalità, diventando, di conseguenza, più esposte a questo disagio psicologico rispetto agli uomini.

Quali donne sono più propense a manifestare gli attacchi di panico?

Alcune donne possono manifestare più facilmente gli attacchi di panico, ci sono profili psicologici che hanno maggiori probabilità di sviluppare sintomi ed episodi.

Ad esempio, la donna sottomessa subisce passivamente la vita e lascia che la propria individualità venga sepolta dai doveri, dagli impegni e da altre priorità.

La donna “santa”, davanti a qualsiasi tipo di discussione e litigio lascia correre e perdona, accumulando dentro tanta energia repressa.

La donna diplomatica che non vede mai problemi ma solo opportunità e affronta tutto con il dialogo e il confronto per trovare la soluzione.

E infine, la donna paurosa che passa la vita ad evitare che le cose accadono per preservarsi dalla sofferenza e la donna ribelle; che apparentemente sembra essere forte e sicura; ma in realtà dentro di sé sente l’esatto opposto.

Queste tipologie di donne vivono la vita reprimendo ciò che sono, i propri istinti, i propri desideri e i propri sentimenti. L’accumulo di questa energia repressa, a lungo andare; porta all’esplosione di attacchi di panico.

Come si manifestano gli attacchi di panico?

Gli attacchi di panico durano circa dieci minuti, durante i quali i sintomi aumentano progressivamente fino a raggiungere l’intensità estrema, per poi ridursi e scomparire.

Tra i sintomi più comuni abbiamo: tremori, palpitazioni, tachicardia, nausea, dolori addominali, sudorazione, fiato corto, sensazione di soffocamento, vertigini, brividi, vampate di calore improvvise, instabilità, sensazione di perdita del controllo, paura di morire.

Apparentemente gli attacchi di panico possono sembrare improvvisi e inaspettati ma, molte ricerche, hanno dimostrato che la loro comparsa sembra dipendere da dell’ansia nascosta che, durante periodi particolarmente stressanti, supera una certa soglia e scatena degli episodi di panico.

Il non riuscire a individuare una causa precisa dell’attacco di panico lo rende più spaventoso, portando all’attivazione dell’ansia anticipatoria.

Nonostante l’attacco di panico destabilizzi e spaventi chi lo sperimenta; non ci sono rischi concreti per la salute, ma, col passare del tempo, l’individuo tenderà maggiormente ad evitare le situazioni che lo destabilizzano lasciandosi sopraffare dall’ansia anticipatoria.

Di conseguenza, le attività della sua vita quotidiana saranno influenzate e limitate da quest’ultima, creando un circolo vizioso dal quale sarà molto difficile uscire.

Come affrontare gli attacchi di panico?

È importante affrontare il problema al più presto; possibilmente alla prima manifestazione dei sintomi, per evitare che si cronicizzi.

Bisogna rivolgersi a uno specialista per avere una diagnosi; in modo da poter decidere quali approccio terapeutico utilizzare.

A seconda dei casi si potrà intraprendere un percorso di cura farmacologico, psicologico o combinato. Evidenziamo che i farmaci agiscono sul sintomo, ma il rischio che si sviluppi tolleranza e dipendenza è molto alto, inoltre, alla loro sospensione il problema potrebbe ripresentarsi.

Per questo motivo è importante supportare la terapia farmacologica con un trattamento psicoterapico presso uno psicologo o uno psicoterapeuta.

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