Un disturbo molto particolare, quello della estrema paura del giudizio, dell’attenzione e dello sguardo altrui: la fobia sociale.
In un’epoca in cui tutti sono interconnessi e si è sempre, volenti o nolenti, al centro dell’attenzione, soffrire di fobia sociale, sembra davvero strano. La nostra esperta, la dottoressa Barbara Carotti, psicoterapeuta del Centro Medico Santagostino di Milano, ci spiega di cosa si tratta.
Che tipo di disturbo è?
Fobia sociale vuol dire avere paura di essere osservati, giudicati o essere al centro dell’attenzione. In genere, chi ne soffre teme che gli altri possano trovare dei difetti o che lo possano ritenere incompetente o strano.
Cosa fa paura?
Ha in particolare paura di essere giudicato male dagli altri se si dovessero accorgere che è ansioso (perché ad esempio suda, arrossisce o trema) oppure perché potrebbe dire o fare qualcosa di sbagliato o imbarazzante, apparire goffo o avere un attacco di panico. Qualcuno ha anche paura che gli altri possano trovare spiacevoli e criticare particolari caratteristiche del suo aspetto.
Quali situazioni sono off-limit?
Le situazioni più frequentemente temute sono parlare in pubblico, andare ad una festa, scrivere o firmare davanti a qualcuno, mangiare o bere in pubblico, fare la fila, usare il telefono in presenza di altre persone, usare bagni pubblici o mezzi di trasporto pubblici. Alcuni temono di avere funzioni corporee imbarazzanti nel momento sbagliato, ad esempio perdere il controllo della vescica o dell’intestino, di vomitare.
Si tratta di un problema diffuso?
La fobia sociale è diffusa in molte culture e tra l’ 1,5% e il 4.5% della popolazione ne soffre nel corso della sua vita. Nelle donne è più frequente, anche se di poco, rispetto agli uomini che invece sviluppano più frequentemente un disturbo di personalità evitante. Il disturbo inizia generalmente nel periodo dell’adolescenza e tende ad avere un decorso cronico, senza guarigioni spontanee. Si è visto in più ricerche che molte persone ne soffrono per anni prima di cercare un trattamento adeguato, che spesso avviene intorno ai 30 anni, quando le conseguenze sulla vita sociale iniziano a diventare più invalidanti.
Come si riconosce la malattia?
Chi soffre di fobia sociale, in generale si rende conto che sta peggio della media delle persone e, una volta uscito dalla situazione che crea ansia e ci può ripensare con più calma, solitamente è consapevole che lo stress che ha provato era esagerato.
Non somiglia alla eccessiva timidezza?
Spesso può essere confusa con una estrema timidezza. La timidezza, che consiste nell’essere troppo coscienti di se stessi, è una forma lieve di fobia sociale. Le persone timide tuttavia cominciano a preoccuparsi solo poco prima dell’inizio della situazione, poi durante la situazione diventano meno timide e ansiose e la volta successiva trovano più facile affrontarla. Chi soffre di fobia sociale invece comincia a preoccuparsi molto tempo prima, sta sempre peggio se rimane nella situazione e la volta successiva può essere ancora più preoccupato, iniziando così a evitare le situazioni spaventose.
Come si cura?
Il trattamento più indicato ed efficace è la terapia cognitivo-comportamentale. Questo trattamento si basa sul principio che le nostre reazioni ad una data situazione sono dovute non tanto alla situazione, ma a quello che pensiamo di essa, a quello che ci diciamo nel nostro dialogo interno e alle fantasie che facciamo su quello che pensano gli altri di noi e del nostro comportamento.